- Venerdì, 22 Luglio 2022
- Ultima modifica: Venerdì, 22 Luglio 2022 10:55
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Nelle ultime due settimane il centro trapianti di rene dell’Azienda ospedaliero - universitaria Careggi di Firenze ha realizzato nove trapianti, di cui uno da donatore vivente con approccio chirurgico robotico. Cinque di questi interventi – spiega il professor Sergio Serni direttore della Chirurgia urologica robotica, mini invasiva e dei trapianti renali – sono stati eseguiti negli ultimi giorni nell’arco di trentasei ore di attività.
Una maratona che ha coinvolto quattro equipe dedicate al prelievo degli organi, anche in altri ospedali, e tre per il trapianto. Queste ultime sono state dirette dal professor Sergio Serni e dai dottori Saverio Giancane e Agostino Tuccio.
Mi congratulo con tutti i professionisti del nostro sistema sanitario toscano, impegnati in prima linea nel settore della donazione e dei trapianti di organi - commenta il presidente della Regione Eugenio Giani -. Gli interventi realizzati in così poco tempo, tramite l’utilizzo di pratiche e strumentazione tra le più innovative nell’ambito della chirurgia robotica, testimoniano la qualità e l’efficienza organizzativa della rete di donazione e trapianto regionale oltre che la generosità dei donatori e delle loro famiglie. Questo importante risultato si raggiunge solo quando si sa lavorare in squadra e con la massima professionalità e competenza”.
Un ingente impegno organizzativo in un ospedale come Careggi, ancora in prima linea nell'attuale ondata pandemica Covid – prosegue Serni – oltre che per il Centro regionale trapianti della Toscana, diretto dal dottor Adriano Peris, che ha coordinato le procedure di donazione, controllo e assegnazione degli organi, per la Sod Nefrologia dialisi e trapianto di Careggi diretta dal dottor Luciano Gabbani con il dottor Calogero Cirami e per gli anestesisti diretti dal professor Stefano Romagnoli.
Una disponibilità eccezionale nel numero e nella contemporanea presenza di organi idonei al trapianto – conclude Serni – grazie alla generosità dei donatori e dei loro familiari, che ha comportato una grande responsabilità del servizio sanitario e dei molti professionisti impegnati a garantire i massimi risultati da questa preziosa opportunità, tanto importate e vitale quanto difficile da gestire per i tempi molto stretti, la complessità dei controlli, delle tecniche chirurgiche e l’impossibilità di programmazione degli interventi, caratteristica principale del trapianto da cadavere.