Università degli Studi di Firenze SST Regione Toscana

InfoPaziente


4 - Neglet
 
Cos’è il neglect
Il neglect (o eminattenzione da emi: metà) è una delle possibili conseguenze dell’ictus cerebrale che può interessare il paziente emiplegico sinistro, cioè chi ha subito un danno all’emisfero destro del cervello in seguito ad un ictus cerebrale.
È un disturbo di attenzione nei confronti dello spazio, in particolare di quello di sinistra.
Spesso il neglect è affrontato come un problema di natura esclusivamente visiva; infatti sono evidenti le difficoltà del paziente emiplegico di orientare il suo sguardo verso il campo visivo di sinistra, soprattutto nelle prime settimane dopo l’ictus.
Il neglect è spesso legato all’anosognosia, cioè l’incapacità di riconoscere il proprio stato di malattia e manifestare invece la ferma convinzione di possedere ancora la capacità persa.

Come si manifesta 
Questo disturbo può coinvolgere lo spazio esterno, personale e corporeo; la persona potrebbe:

  • leggere soltanto la metà destra del giornale
  • lasciare la metà sinistra del cibo che si trova nel piatto
  • tralasciare nel radersi completamente il lato sinistro del volto
  • urtare gli ostacoli alla sua sinistra
  • negare la presenza di cose o avvenimenti a sinistra
  • non riconoscere il suo braccio sinistro

Quando coesistono “eminattenzione” e “anosognosia”, la persona potrebbe anche ferirsi o schiacciarsi la parte colpita senza rendersene conto o tentare di alzarsi dal letto pur non essendo in grado di stare in piedi: è da considerarsi ad alto rischio di cadute.

Consigli per familiari o caregiver

  • stimolare l’attenzione della persona al riconoscimento e alla cura della parte colpita (cercare l’arto per sapere dove si trova, tenere in vista il braccio o la gamba interessati)
  • richiamare l’attenzione ponendosi dal lato colpito (utile l’ausilio di oggetti da indossare, es. orologio)
  • aiutare la persona a riconoscere il deficit percettivo, dare indicazioni concrete (es. “sto toccando la tua gamba sinistra”)
  • adattare l’ambiente al deficit posizionando il campanello, gli effetti personali, il cibo dalla parte non lesa
  • modificare l’ambiente in base al progressivo recupero del deficit (spostare gradualmente gli stimoli visivi e uditivi dalla parte colpita)
3 - Afasia
 
Cos’è l’afasia
L’afasia è un disturbo della comunicazione che può interessare l’eloquio, la scrittura, il linguaggio mimico-gestuale e la comprensione delle parole; insorge in modo improvviso o progressivo, in seguito a danno cerebrale di origine vascolare (ictus), tumorale, traumatica o da sindrome degenerativa.
A questo disturbo si possono associare:
  • difficoltà o debolezza a muovere gli arti di una metà del corpo (emiparesi)
  • ridotta sensibilità di una metà del corpo (emianestesia)
  • disturbi visivi per ridotto campo visivo
  • disturbi della deglutizione (disfagia)
  • disturbi del calcolo, dell’attenzione e della memoria
  • disturbi dell’umore

Come si cura l’afasia
Nei primi sei mesi dopo l’insorgenza dell’afasia c’è un margine di recupero spontaneo.
La persona può seguire un percorso riabilitativo per molti aspetti della comunicazione (terapia logopedica). Il recupero non sempre è completo e dipende dalla gravità iniziale, da eventuali disturbi associati, dall’eventuale terapia e da fattori personali e ambientali.

La persona afasica

  • ha perso la capacità di comunicare, ma non l’intelligenza o la propria volontà
  • trova difficoltà nell’eseguire semplici azioni quotidiane: conversare, telefonare, leggere il giornale, fare calcoli
  • ha difficoltà di attenzione e si stanca facilmente
  • nei casi gravi e acuti può essere incapace di interagire con l’interlocutore attraverso qualsiasi mezzo o forma di comunicazione
  • può avere lievi o gravi disturbi della comprensione di ciò che viene detto
  • non sempre riesce a trovare le parole “giuste” e semplifica la definizione del concetto (“serve per aprire le scatole” al posto di “apriscatole”) o utilizza parole “tutto fare” (coso, cosa)
  • può produrre un abbondante flusso di suoni o parole senza senso, o comunque non attinenti al contesto della conversazione
  • può utilizzare frasi brevi con struttura grammaticale semplificata
  • può sostituire le parole giuste con altre affini (es. “coltello” per “cucchiaio”) o può utilizzarne altre senza alcun legame, o alterarne la sequenza dei suoni
  • può produrre sempre la stessa serie di suoni (con o senza significato) quando tenta di parlare
  • spesso genera in modo automatico parole, o frasi corrette (espressioni di saluto, imprecazioni)
  • nella scrittura può avere le stesse difficoltà del linguaggio verbale

Consigli per familiari e caregiver

  • attirare sempre l’attenzione della persona afasica prima di cominciare a parlare
  • nel momento in cui si cerca di comunicare eliminare ogni altro stimolo uditivo: abbassare o silenziare il volume della televisione, ridurre qualsiasi altra conversazione nella stanza
  • non alzare la voce né accentuare l’articolazione: non è sorda!
  • non essere iperprotettivi
  • lasciare il tempo necessario per rispondere alle domande o per esprimersi, senza anticipare le parole
  • cercare di intuire ciò che la persona vuole esprimere accettando gli errori
  • stimolare la comunicazione attraverso qualsiasi modalità (linguaggio verbale, risposte si/no, linguaggio mimico gestuale, ecc.)
  • usare frasi semplici, brevi ma “adulte” e accompagnarle con gesti chiari; non cambiare troppe volte argomento durante la conversazione e inviare un messaggio alla volta
  • verificare che la persona abbia compreso il messaggio, ripetere la frase se necessario
  • assicurarsi di aver compreso il messaggio ripetendo il concetto che ha espresso, in modo chiaro
  • impedire che si isoli ed individuare precocemente eventuali segnali di depressione e di scoraggiamento
  • favorire il ripristino delle normali attività e, se possibile, il reinserimento sociale e lavorativo
1 - Percorso ictus
 
Cos’è l’Ictus
L’Ictus o Stroke, è un danno cerebrale causato da un disturbo circolatorio improvviso, per cui il flusso del sangue diretto a una zona del cervello, si riduce o si interrompe del tutto. L’ictus può essere di due tipi:
  • ictus ischemico (o infarto cerebrale): è più frequente (circa l’80% di tutti gli ictus), causato da un ostacolo al flusso di sangue diretto al cervello per un restringimento progressivo o la chiusura improvvisa di un’arteria
  • ictus emorragico: è meno frequente (circa il 20% di tutti gli ictus), causato dalla rottura di un’arteria cerebrale per aumento della pressione arteriosa o per la presenza di una malformazione congenita dell’arteria (aneurisma)

L’ictus può determinare:

  • disturbi del movimento e della sensibilità tattile
  • disturbi del linguaggio e della deglutizione
  • disturbi di scrittura, lettura e calcolo
  • difficoltà nel controllo degli sfinteri (incontinenza urinaria e fecale)

Il percorso ictus

  • trattamento immediato delle malattie vascolari cerebrali che lo hanno causato
  • monitoraggio neurologico e cardiovascolare di tipo intensivo nelle prime 24 ore
  • stabilizzazione neurologica e cardiovascolare
  • prevenzione delle complicanze e riabilitazione precoce
Sedi di cura
Il percorso ictus si svolge, a seconda del trattamento e dello stato clinico della persona, in queste Aree Assistenziali:
Assistenza
I pazienti con ictus sono gestiti da una equipe multidisciplinare composta da medici, infermieri, infermiere case manager, operatori addetti all’assistenza (OSS), fisioterapisti, logopedista, assistente sociale.
L’infermiere case manager coordina il team di professionisti e segue ogni fase del percorso.
Gli infermieri coordinatori delle varie sedi di cura, possono essere contattati per gli aspetti assistenziali, organizzativi e di comfort alberghiero.

Informazioni sui ricoverati
I medici danno notizie alle persone autorizzate dal ricoverato, nel rispetto della normativa sulla privacy, e compatibilmente con le attività cliniche:
tutti i giorni dalle ore 12:30 alle 13:00 stanza medici Stroke - Degenza Medicina C, Padiglione 12 DEAS-Pronto Soccorso, settore G, piano terra.
Non vengono date notizie per telefono.

Dimissione
Al termine del percorso diagnostico-terapeutico-assistenziale, se necessario, il paziente prosegue la riabilitazione presso strutture convenzionate accreditate dalla Regione Toscana, la destinazione più appropriata è assegnata anche in base alla disponibilità dei posti.
Al momento della dimissione, viene consegnata una relazione di degenza per il medico curante con diagnosi, riepilogo dei principali esami effettuati, decorso clinico, indicazioni sulla terapia farmacologica da proseguire a domicilio, indicazioni su eventuali controlli ambulatoriali o esami da eseguire in dimissione protetta.
I pazienti provenienti dagli ospedali di Area Vasta Centro rientrano al presidio di provenienza dopo la stabilizzazione delle condizioni neurologiche, per proseguire le cure e la riabilitazione.
Contatti
Per ulteriori informazioni o esigenze particolari contattare prima possibile i medici o l'infermiera Case manager della Stroke.
Tel. 055 794 5121 Infermiera Case manager
Tel. 055 794 7943 Poliambulatorio Chirurgico B - Ambulatorio neurologico
Tel. 055 794 7665 Stanza medici Stroke Unit
2 - Disfagia
 
Cos’è la disfagia
La disfagia è un disturbo della deglutizione, che coinvolge prevalentemente persone con problemi neurologici; queste le cause più frequenti:
  • malattie cerebrovascolari acute
  • gravi traumi cranici
  • alcuni interventi chirurgici (ad esempio quelli riguardanti il cavo orale)
  • alcune malattie degenerative del sistema nervoso

Come si manifesta la disfagia
La persona con disfagia ha difficoltà a deglutire, specialmente liquidi o cibi a doppia consistenza (liquido + solido es. minestrone) e tossisce spesso mentre mangia; in particolare:

  • deglutisce ripetutamente e con fatica
  • tende a mantenere il cibo in bocca
  • ha frequenti colpi di tosse mentre si alimenta
  • ha voce roca o gorgoglìo in gola
  • ha frequente bisogno di schiarirsi la voce
  • ha cambiamenti nel modo di respirare
  • ha rigurgiti orali o nasali di cibo o liquidi

I rischi della disfagia

  • aspirazione (passaggio di alimenti e/o liquidi nelle vie aeree con possibilità di soffocamento)
  • infezioni broncopolmonari ab ingestis (da aspirazione di cibo)
  • disidratazione e malnutrizione (per scarsa alimentazione)

Consigli per un'alimentazione in sicurezza
Elenchiamo alcune norme generali sulla consistenza degli alimenti, ma è sempre bene attenersi alle indicazioni personalizzate anche in termini di apporto calorico, prescritte dallo specialista.

Alimenti da evitare in caso di disfagia

  • pastina in brodo
  • minestrone con verdura a pezzi
  • legumi interi (es. piselli, fagioli, fave, lenticchie)
  • verdure filacciose (es. spinaci, carciofi, fagiolini)
  • formaggi del tipo stracchino, brie, mozzarella o similari (filamentosi) e che tendono ad impastare la bocca
  • zuppe (es. pane o fette biscottate e latte, minestra con crostini)
  • frutta secca
  • cereali a chicco (es. riso, farro, cous-cous)
  • alimenti secchi e friabili (es crakers e grissini)

Alimenti consigliati
I cibi devono avere una consistenza cremosa e omogenea:

  • semolino o creme di cereali, passati di verdura
  • Omogeneizzati di carne, pesce verdura e frutta
  • creme, budini, mousse, yogurt senza pezzi di frutta ecc.
  • quando indicato dallo specialista, usare prodotti addensanti per i liquidi

 Consigli per familiari o caregiver

  • frazionare preferibilmente l'alimentazione in pasti piccoli e frequenti
  • mangiare in posizione seduta con le braccia comodamente appoggiate ai braccioli della sedia; piegare la testa in avanti e abbassare il mento verso il torace durante la deglutizione
  • controllare che la persona si concentri sul pasto, senza parlare o essere distratta da chi la aiuta
  • assicurarsi sempre che la persona sia sufficientemente attenta e interrompere la somministrazione di alimenti ai primi segni di stanchezza
  • se la persona ha una emiparesi, porgere il cibo dal lato della bocca della parte non colpita
  • procedere lentamente, con piccole quantità alla volta, lasciando il tempo di masticare e deglutire
  • assicurarsi che il cavo orale non presenti residui di cibo prima di somministrare la porzione successiva
  • far emettere periodicamente due o tre colpi di tosse seguiti da qualche deglutizione a vuoto per eliminare eventuali residui di cibo dalla bocca
  • non utilizzare le cannucce (non permettono un controllo del flusso dei liquidi)
  • nell’addensare cibi e bevande, versare con attenzione poco prodotto per volta per ottenere facilmente la consistenza desiderata
  • non somministrare pastiglie intere con acqua; meglio tritarle e mescolarle in un cibo semisolido
  • mantenere un’accurata igiene del cavo orale, evitando ristagni di cibo, muco e saliva che potrebbero compromettere la deglutizione e favorire l’insorgenza di infezioni

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1- SOD Alcologia
2 - Ambulatori Alcologici
3 - Centro Alcologico Regionale Toscano - CART
4 - Alcol - più sai meno rischi
5 - Alcol e guida - se bevi non guidare
6 - Alcol & Guida - cosa dice la legge
7 - Regolamento tutela della salute dei lavoratori contro i danni da consumo di alcol

 Se bevi non guidare!

La guida è un’attività complessa, che richiede prestazioni psicofisiche costantemente efficienti da parte del guidatore. Le funzioni coinvolte nella guida sono:

  • Orientamento spazio-temporale: essere consapevoli del luogo in cui ci si trova in quel momento, mantenere la propria corsia di marcia e identificare le vie di accesso consentite, rispettare la successione delle manovre, riconoscere la destra e la sinistra;
  •  Percezione visiva e uditiva: la cui efficienza deve essere periodicamente verificata;
  •  Attenzione: mantenere la concentrazione su ciò che si sta facendo;
  •  Capacità di controllo delle proprie emozioni: molte volte forti sentimenti di rabbia, gioia, aggressività, possono modificare la percezione delle proprie capacità;
  •  Prontezza di riflessi: saper riconoscere immediatamente e valutare un pericolo o un ostacolo, per poterli evitare;
  •  Coordinazione motoria: la capacità di compiere più azioni contemporaneamente e secondo una sequenza logica.

  • Rallentamento dei tempi di reazione: l’alcol rende difficoltosa la coordinazione dei movimenti e aumenta il tempo di reazione. Questo comporta in particolare un aumento del tempo di frenata, che corrisponde al tempo che intercorre tra il momento in cui viene avvistato il pericolo ed il momento in cui il conducente preme il pedale del freno; inoltre riduce l’abilità di compiere due o più azioni contemporaneamente;
  • Problemi visivi: l’alcol riduce la capacità visiva, può renderla confusa e ridurre la visione notturna. Viene inoltre ridotta la visione laterale, infatti, mentre una persona normale ha un campo visivo di 180°, per cui vede anche gli ostacoli che si trovano ai lati, quando una persona beve il campo visivo si restringe, fino, nei casi estremi, a vedere come se guardasse attraverso un tunnel;
  • Riduzione della capacità di giudizio: l’alcol crea un senso di benessere, sicurezza ed euforia che porta il soggetto a sopravvalutare le proprie capacità e ad affrontare rischi che non avrebbe mai corso;
  • Minor concentrazione: l’alcol può provocare sonnolenza e quindi una diminuzione dell’attenzione;
  • La diagnosi di idoneità alla guida in relazione all’uso di sostanze stupefacenti e psicotrope è disciplinata in Italia dall’art. 119 (“Requisiti fisici e psichici per il conseguimento della patente di guida”) del Decreto Legislativo n. 285 del 30 aprile 1992, nonché dagli artt. 319 e 320 del Regolamento d’Attuazione (D.P.R. 495/1992) e successive modifiche e integrazioni;
  • La specifica normativa vigente stabilisce che la patente di guida non deve essere rilasciata né confermata a soggetti “che si trovino in stato di dipendenza attuale da alcol, stupefacenti o sostanze psicotrope né a persone che comunque consumino abitualmente sostanze capaci di compromettere la loro idoneità a guidare senza pericoli”;
  • La legge 120 del 2010 ha apportato con l’art. 23 significative modifiche relativamente al comma 5 dell’art. 119, in materia di accertamento dei requisiti fisici e psichici per il conseguimento e/o revisione della patente di guida.

Dati ACI-ISTAT per l’ITALIA - 2013

  • Il numero più alto di morti fascia di età 20-24 anni seguita da 40-44 anni
  • 67,9% le vittime sono conducenti di veicoli, 15,9% passeggeri trasportati, 16,2%pedoni
  • Strade urbane: 136.438 incidenti
  • Autostrade: 9.265 incidenti
  • Rispetto al 2012 la mortalità è nettamente in calo sulle strade extraurbane e in lieve calo sulle autostrade
  • L’indice di mortalità raggiunge il valore massimo tra le 3 e le 6 del mattino
  • La domenica è il giorno dove si verificano più morti
  • Dal 2009 il Rapporto ACI-ISTAT non pubblica dati sulle cause di incidente stradale legate allo stato psicofisico alterato del conducente, fra le quali è compresa l’ebbrezza da alcol, a causa di varie criticità nella processo di rilevazione di tali cause
  • Tuttavia la mortalità stradale è l’indice di danno indirettamente causato dall’alcol
  • Sistema di Sorveglianza PASSI nel 2013 ha messo in evidenza che le persone che avevano bevuto almeno 2 unità alcoliche circa un’ora pima di mettersi alla guida era l’8,7% (diminuzione dal 2008 che erano pari all’11,8%)
  • o di sostanze stupefacenti e psicotrope è disciplinata in Italia dall’art. 119 (“Requisiti fisici e psichici per il conseguimento della patente di guida”) del Decreto Legislativo n. 285 del 30 aprile 1992, nonché dagli artt. 319 e 320 del Regolamento d’Attuazione (D.P.R. 495/1992) e successive modifiche e integrazioni
  • La specifica normativa vigente stabilisce che la patente di guida non deve essere rilasciata né confermata a soggetti “che si trovino in stato di dipendenza attuale da alcol, stupefacenti o sostanze psicotrope né a persone che comunque consumino abitualmente sostanze capaci di compromettere la loro idoneità a guidare senza pericoli”
  • La legge 120 del 2010 ha apportato con l’art. 23 significative modifiche relativamente al comma 5 dell’art. 119, in materia di accertamento dei requisiti fisici e psichici per il conseguimento e/o revisione della patente di guida.

Rapporto ACI-CENSIS 2012

  • Aumentano per i controlli con alcolimetro da parte delle Forze dell’Ordine
  • 2012: 13% degli automobilisti dichiara di aver subito tale controllo
  • 2009: solo l’11,5%
  • La fascia più controllata è quella tra i 18-24 anni
  • I livelli di conoscenza della regolamentazione dell’uso di alcol alla guida aumentano con il diminuire dell’età. I giovani, grazie alle numerose campagne di prevenzione a loro rivolte, sono più informati degli adulti e più controllati sulla strada
  • L’aumento dei controlli della guida sotto l’effetto di alcol e altre sostanze viene confermato anche dai dati della Polizia Stradale e dell’Arma dei Carabinieri

Dati Agenzia Regionale Sanità della Toscana

  • Gli incidenti stradali sono in lieve diminuzione: da 18.949 nel 2001 si è passati infatti a 16.911 nel 2012 (circa l'11% in meno). Anche il numero dei feriti è diminuito del 10,3% (da 25.387 nel 2001 a 22.780 nel 2012)
  • In forte diminuzione invece il numero dei morti: nel 2001 le vittime erano  463, mentre nel 2012 sono state 248, cioè oltre il 46% in meno
  • La Toscana rimane tra le regioni italiane con il numero più elevato di incidenti e feriti, e con costi sanitari che nel 2008 sfiorano i 47 milioni di euro
  • Nel 2012 (fonte SIRSS/ISTAT) ci sono stati meno di 17 mila incidenti stradali, di cui il 31% nella provincia di Firenze
  • I feriti sono stati 22.780 ed i morti 248, di cui una percentuale superiore al 10% sono pedoni
  • Pedoni e ciclisti sono i più coinvolti in incidenti
  • i giovani e gli anziani a subire gli infortuni più gravi
  • Il numero maggiore di morti e di feriti in ogni fascia d'età sono maschi
  • Il 79% degli incidenti avviene sulle strade urbane ma i più gravi sulle strade di grande comunicazione
  • Il maggior numero di incidenti e anche quelli più gravi si verificano nelle notti del weekend (domenica inclusa) e nei mesi estivi
  • La categoria di veicoli più coinvolta è l’auto, seguita dai motocicli e dai ciclomotori. L’indice di mortalità evidenzia che la bicicletta è il mezzo più pericoloso, seguita dal motociclo

Alcol & Guida - cosa dice la legge

aggiornamento al 2019


  • È regolato dalla delibera della Giunta Regionale, n. 624 del 03 settembre 2007. Tale percorso è stato predisposto al fine di assicurare e rendere omogenei in ambito regionale:
  • gli accertamenti finalizzati alla revisione delle capacità fisiche e psichiche per la guida di autoveicoli in casi di violazione dell’art.186;
  • un’adeguata informazione mirata ad indurre nei soggetti interessati una maggiore consapevolezza rispetto alla pericolosità, per sé e per gli altri, degli effetti del consumo di alcol sulla guida;
  • la costituzione dei Centri di Consulenza Alcologica (CCA) con funzione di supporto specialistico alcologico alle Commissioni Mediche Locali (CML);
  • Le Commissioni Mediche Locali sono state istituite con l’art. 6 della legge 125/2001 con il compito di valutare l’idoneità psico-fisica dei soggetti che hanno guidato in stato di ebbrezza alcolica;
  • Trattandosi di persone che hanno già adottato comportamenti a rischio per sé e per gli altri, la valutazione è ispirata a criteri di particolare prudenza;
  • La CMLP è composta da un Medico Legale (Presidente), un Medico Militare, un Medico Legale ASL e un Medico del Centro Alcologico (Componenti).
  • La CMLP dopo la prima visita: attribuisce un protocollo e invia la persona al Centro di Consulenza Alcologica (CCA).

  • il conducente incorso nella violazione dell’art. 186 o 186bis del NCS è tenuto a prenotare la visita alla Commissione Medica Locale (CML) secondo le modalità organizzative locali (Centro Unico di Prenotazione, Sportello Unico della prevenzione, segreteria della Commissione Medica Locale, ecc.) a cui contestualmente viene consegnato un depliant informativo e la prescrizione dei markers bioumorali indicativi del consumo a rischio di alcol testati attraverso gli esami del sangue.
  • alla prima visita la CML raccoglie le informazioni, effettua la visita e, a termine degli accertamenti, assume per iscritto il giudizio che sarà diverso nei cinque casi.

Gruppo informativo

Viene attribuito questo protocollo quando si ha la compresenza contemporanea delle seguenti condizioni:

  • prima violazione dell’ art. 186 del NCS con valore alcolimetrico inferiore a 1 g/l;
  • l’anamnesi negativa per disturbi da uso di alcol;
  • i parametri ematochimici non significativi per un consumo a rischio di alcol;
  • l’assenza di reperti clinici di patologie alcol correlate.

In questo caso la Commissione Medica Locale esprimerà giudizio di idoneità con periodo di validità della patente di guida, generalmente, fino a 12 mesi.

Tale percorso consiste nel frequentare un gruppo composto da 10/12 persone articolato in due incontri di 2 ore ciascuno presso il Nuovo Ingresso Careggi (N.I.C.) dell’Azienda Ospedaliera Universitaria di Careggi. E’ tenuto da personale specializzato (infermiere professionale, psicologo) del Centro di Alcologia di Careggi. 

L’obiettivo di tale incontro formativo è quello di sensibilizzare i soggetti alle tematiche relative all’alcol, ad ampliarne le conoscenze e a far riflettere sulle conseguenze che il bere e il guidare possono determinare per loro e per gli altri.

Protocollo Standard

Viene attribuito questo protocollo quando si ha la compresenza contemporanea delle seguenti condizioni:

  • prima violazione dell’ art. 186 del NCS con valore alcolimetrico superiore a 1 g/l;
  • l’anamnesi negativa per disturbi da uso di alcol;
  • i parametri ematochimici non significativi per un consumo a rischio di alcol;
  • l’assenza di reperti clinici di patologie alcol correlate.

Per i soggetti inseriti nel protocollo STANDARD oltre al gruppo informativo è previsto anche un colloquio alcologico e una visita medica con presentazione di esami ematici. In questo caso la Commissione Medica Locale esprimerà giudizio di idoneità con periodo di validità della patente di guida, generalmente, fino a 12 mesi.

Nel caso in cui, invece, si abbia la presenza di almeno una delle seguenti condizioni quali la recidiva nella violazione dell’art. 186 del NCS; l’anamnesi positiva per alle patologie alcol correlate; i reperti clinici e/o ematochimici che evidenziano patologie alcol correlate la Commissione Medica Locale esprimerà giudizio di non idoneità alla guida.

Protocollo Diagnosi differenziale

Viene attribuito questo protocollo quando sono presenti alterazioni dei reperti clinici e/o ematochimici relativi a patologie alcol correlate.

In questo caso è prevista la partecipazione al gruppo informativo, un colloquio alcologico e una visita medica con la presentazione di esami ematici, dell’ecografia epatica e dei HbV e HcV markers.

Protocollo Recidiva

Questo protocollo è previsto, invece, quando si hanno più violazioni all’art. 186 del NCS e prevede lo stesso iter del protocollo della Diagnosi differenziale.

Protocollo Trattamento

Questo protocollo è previsto in caso di condizione di anamnesi positiva e reperti clinici e/o ematochimici alle problematiche alcol correlate e prevede la partecipazione al gruppo informativo, colloqui alcologici con cadenza trimestrale o semestrale per un anno e visita medica con la presentazione degli esami ematici, dell’ecografia epatica e dei HbV e HcV markers.


  • È un servizio ambulatoriale di valenza aziendale in cui operano specialisti con specifiche competenze alcologiche;
  • Il CCA ha il compito di valutare eventuali problematiche e patologie alcol correlate (PPAC) nei soggetti inviati dalla CMLP e alla fine del percorso rilascia la relazione alcologica;
  • Nello specifico il CCA di Careggi è composto da un medico gastroenterologo e 4 infermieri. In situazioni complesse si avvale delle collaborazioni di psichiatra, psicologo e dietista.

Gli interventi del Centro di Consulenza Alcologica

Sui soggetti in violazione dell’art. 186:

  • Brief Intervention Alcohol: colloquio alcologico con somministrazione di test di screening per le PPAC
  • Visita medica : valutazione dell’anamnesi, parametri ematochimici e reperti clinici per eventuali PPAC.
  • Gruppo Informativo: articolato su due incontri di 90 minuti l’uno

1° parte - Alcol e guida

  • Descrizione della normativa attualmente vigente (art. 186 del NCS e successive modifiche)
  • Dati statistici sugli incidenti stradali (fonte ISTAT)
  • Gli effetti dell’alcol sulla guida
  • Prova esperienziale con la maschera che riproduce le alterazioni visive alcol correlate
  • Determinazione dell’alcolemia, della modalità di assunzione, dei tempi di assorbimento e dei fattori oggettivi e soggettivi per la determinazione del valore alcolemico.

2° parte - La sostanza alcol

  •  Definizione scientifica e sue caratteristiche
  •  Definizione dell’OMS
  •  Presentazione dei dati e degli studi condotti sui danni fisici/sociali alcol correlati
  •  Il consumo a rischio, dannoso e alcoldipendenza
  •  Definizione dell’Unità Alcolica
  •  Metabolizzazione dell’alcol da punto di vista organico
  •  Danni fisici, psichici e sociali alcol correlati
  •  Panoramica sui luoghi comuni e credenze errate rispetto al consumo di alcol

 Varie raccomandazioni tra cui SE BEVI NON GUIDARE !!!

Elenco prestazioni del Laboratorio di Andrologia - CRR Crioconservazione del liquido seminale

  •  Per ottenere un esame completo del liquido seminale, il medico deve inserire nella richiesta tutte le seguenti prestazioni:
PRESTAZIONE CODICE REGIONALE
liquido seminale esame chimico fisico  7812
liquido seminale esame microscopico per morfologia 5281
liquido seminale esame microscopico per motilità e concentrazione 7813
liquido seminale anticorpi antispermatozoi adesi (MAR test)  5528
Le prestazioni devono essere sempre prescritte nella stessa richiesta, per avere una risposta utile di spermiogramma. È possibile accettare richieste che non comprendono la prestazione 5528, ma la altre devono essere sempre presenti.
  • Valutazione eiaculazione retrograda (ricerca spermatozoi nelle urine) (cod. reg. 7814)
  • Test di frammentazione DNA spermatico - (cod. reg. 6958) la richiesta medica deve riportare ogni singola voce:
-analisi del DNA cellulare per lo studio citometrico del ciclo cellulare e della ploidia
-spermiogramma (come sopra dettagliato)
 
 *(A causa di una ristrutturazione del percorso assistenziale dedicato all'infertilità maschile, al momento e fino a nuova comunicazione, tale prestazione potrà essere erogata solamente a pazienti che abbiano preventivamente effettuato una visita andrologica presso l'ambulatorio di Andrologia della SOD")
 
  • Test di capacitazione materiale seminale (cod. reg. 7811) + richiesta per spermiogramma (come sopra dettagliato) 
  • Interleuchina 8 su liquido seminale (fuori LEA, il paziente paga per intero la prestazione)
  • Crioconservazione del liquido seminale/materiale testicolare:
            -pazienti oncologici <50 anni: richiesta per Crioconservazione del liquido seminale/materiale testicolare (cod. reg.2372)
  • Pazienti oncologici >50 anni o non oncologici: richiesta per Spermiogramma completo (come sopra dettagliato) + richiesta per Crioconservazione del liquido seminale/materiale testicolare (fuori LEA, il paziente paga la prestazione)

Corretta esecuzione degli esami sul liquido seminale
Il paziente deve osservare un periodo di astinenza sessuale (non eiaculare) di non meno di 2 giorni e non più di 7 giorni dalla data fissata per l'esame.
Il contenitore per l'esame è fornito dal laboratorio; la raccolta deve essere eseguita direttamente presso il laboratorio e ottenuta unicamente per masturbazione.

Dove e quando fare la dichiarazione di nascita

Entro i 3 giorni successivi al parto:
presso l’Ufficio Nascite, padiglione 9b Margherita, piano terra, stanza 008, dal lunedì al venerdì ore 09:00 - 13:00.
Per garantire agli utenti un servizio soddisfacente l’Ufficio Nascite lavora su appuntamento:

  • per telefono 055 794 7642 - 7275 dal lunedì al venerdì ore 09:00 - 14:00

Entro 10 giorni dal parto:

presso il Comune di appartenenza della madre o del padre, oppure presso il Comune di Firenze con i documenti rilasciati dal nostro Ufficio Nascite.

Chi può fare la dichiarazione di nascita

  • genitori coniugati: la dichiarazione può essere fatta da un solo genitore presentando i documenti di identità di entrambi
  • genitori naturali non coniugati: la denuncia deve essere fatta da entrambi presentando i propri documenti di identità
  • un solo genitore naturale: la denuncia deve essere fatta presentandosi con il proprio documento di identità

Documenti necessari

  • documento di identità dei genitori (o passaporto se cittadino straniero)

Informazioni a cura dei medici della SOD Pneumologia e Fisiopatologia toraco-polmonare, dedicate ai pazienti con tosse cronica; hanno carattere divulgativo e non sostituiscono il parere diretto del medico, che deve essere consultato quando necessario.

Cause di tosse cronica
Le cause di tosse cronica o persistente possono essere molteplici, talvolta concomitanti, e non sempre sono di facile individuazione; queste le principali:

  • patologie rinosinusali, specialmente se accompagnate da gocciolamento retronasale di muco
  • asma bronchiale e sindromi asmatiche
  • reflusso gastroesofageo
  • uso di farmaci che possono talvolta facilitare la comparsa di tosse, quali gli ACE-inibitori

Asma bronchiale

L’asma è una malattia infiammatoria cronica delle vie aeree. Si manifesta clinicamente con difficoltà respiratoria, soprattutto sotto sforzo, respiro sibilante, senso di oppressione toracica e tosse secca, stizzosa. È presente iperreattività bronchiale.

Comunemente si riconoscono tre tipi di asma bronchiale:

  • asma tipico dei soggetti allergici, caratterizzato da andamento stagionale e/o perenne
  • asma non allergico
  • asma professionale, causato dall’esposizione a particolari sostanze presenti in ambiente lavorativo (ad esempio solventi). In questi soggetti si ha spesso regressione dell’asma con l’allontanamento dalla sostanza scatenante.

L’asma può essere distinta in:

  • episodica od intermittente, caratterizzata da insorgenza di sintomi in determinati periodi dell’anno
  • persistente, intercalata da periodi di benessere
  • persistente
  • grave o difficile, non facilmente controllabile con la terapia
  • steroido-dipendente, che necessita di terapia corticosteroidea per via sistemica oltre a quella inalatoria
  • steroido-resistente

La terapia dell’asma consiste solitamente nella somministrazione di corticosteroidi e broncodilatatori per via inalatoria in associazione o separati.

Sindromi asmatiche

Tosse come variante asmatica

È una forma di asma bronchiale che si manifesta con tosse persistente come unico sintomo. È presente iperreattività bronchiale. La terapia è identica a quella dell’asma classico.
È frequente il riscontro di forme asmatiche nelle quali la tosse è il sintomo prevalente ma non l’unico, potendosi manifestare anche broncospasmo. Talora la tosse è produttiva, con piccole quantità di escreato. In genere, la tosse come variante asmatica migliora con l’assunzione di corticosteroidi inalatori.

Bronchite eosinofila

Il termine bronchite eosinofila è riservato a sindromi caratterizzate da tosse persistente che rispondono positivamente al trattamento con corticosteroidi. L’iperreattività bronchiale è assente.

Reflusso gastroesofageo

Per reflusso gastroesofageo si intende il flusso retrogrado di contenuto gastrico in esofago. Tale fenomeno avviene principalmente a causa di episodi di rilassamento dello sfintere esofageo inferiore o per inadeguato adattamento del tono dello sfintere alle modificazioni delle pressioni addominali. È un processo fisiologico nei bambini, nei lattanti e anche negli adulti sani; tuttavia, quando i fenomeni di reflusso sono eccessivamente frequenti o provocano danni all’esofago, si parla di malattia da reflusso gastroesofageo (MRGE).
I pazienti affetti da MRGE possono essere identificati attraverso la storia clinica perché riferiscono sintomi quali pirosi (bruciore) e dolore retrosternale, talvolta irradiato posteriormente allo spazio interscapolare. Possono riferire inoltre sensazione di acidità in bocca, frequenti sbuffi e/o eruttazioni, dolore epigastrico evocato dalla palpazione profonda. Talvolta i sintomi del reflusso possono essere extra-esofagei: in molti pazienti la tosse cronica è proprio un segno extraesofageo di reflusso gastro-esofageo. Una caratteristica dei sintomi di reflusso è la loro esacerbazione in seguito all’assunzione di alcuni cibi: il cioccolato, i cibi piccanti e i cibi secchi come i biscotti sono quelli che vengono menzionati più frequentemente. È inoltre dimostrata una relazione tra la comparsa dei sintomi di reflusso e l’assunzione di cibi che ritardano lo svuotamento gastrico, come gli alimenti ricchi di grasso ed alcuni frutti quali la banana. Per la diagnosi strumentale, qualora la clinica non fosse sufficiente, possiamo utilizzare la manometria e la pH-metria esofagea, l’esofagogastroduodenoscopia e l’impedenziometria. Un criterio aggiuntivo può essere considerato la risposta alla terapia medica anti-reflusso. In casi selezionati può essere opportuno ricorrere alla terapia chirurgica.

Patologie rino-sinusali

Le patologie rinosinusali sono molteplici e di diversa natura:

  • raffreddore, solitamente causato da virus
  • rinite allergica, stagionale, causata da determinati agenti quali i pollini, e perenne che è dovuta più spesso a muffe e acari
  • rinite non allergica, solitamente di origine sconosciuta, si presenta con sintomi persistenti
  • rinite vasomotoria, caratterizzata da episodi di secrezione nasale (rinorrea) acquosa molto abbondante che insorge in modo improvviso; presenta una buona risposta ai farmaci
  • rinite postinfettiva, che si presenta dopo un’infezione delle vie aeree superiori
  • rinite iatrogena, causata dall’uso prolungato di farmaci vasocostrittori o di cocaina
  • rinite causata da esposizione a sostanze irritanti (prevalentemente professionale), come la formaldeide, il nickel, il cromo
  • rinite in gravidanza, che si risolve a distanza di pochi giorni dal parto
  • sinusiti croniche, cioè quando i sintomi caratteristici perdurano nonostante la terapia

Tosse da farmaci ACE-inibitori

I farmaci ACE inibitori sono una classe di farmaci di comune utilizzo nei pazienti con pressione alta e/o nei pazienti con scompenso cardiaco.
La tosse da ACE-inibitori colpisce circa il 15% dei pazienti. Si può manifestare all’inizio del trattamento, anche per dosaggi bassi, come anche dopo anni di terapia ben tollerata. La tosse da ACE-inibitori è riscontrata più frequentemente nelle donne.

Nella maggior parte dei casi la diagnosi di tosse da ACE-inibitori può essere confermata dalla scomparsa della tosse dopo cessazione da almeno 4 mesi della terapia con ACE inibitori. Tuttavia alcuni pazienti continuano a tossire per periodi prolungati dopo l’interruzione dell’assunzione di questi farmaci.


Informazioni a cura dei medici della SOD Pneumologia e Fisiopatologia toraco-polmonare, dedicate ai pazienti con tosse cronica; hanno carattere divulgativo e non sostituiscono il parere diretto del medico, che deve essere consultato quando necessario.


Cos’è la tosse

La tosse è un meccanismo di difesa delle vie aeree deputato all’eliminazione di secrezioni mucose prodotte in eccesso o di corpi estranei penetrati in maniera accidentale. La tosse si esplica attraverso tre fasi successive:

  • fase inspiratoria: è caratterizzata da un’inspirazione preparatoria
  • fase compressiva:la chiusura della glottide e la contrazione dei muscoli espiratori determinano un rapido aumento della pressione intratoracica
  • fase espulsiva: è caratterizzata dall’apertura della glottide e dalla successiva emissione ad alta velocità dell’aria precedentemente inalata

La tosse si distingue in acuta quando dura meno di quattro settimane, subacuta quando la sua durata è compresa tra le quattro e le otto settimane, cronica quando persiste da oltre otto settimane.

Le cause più frequenti di tosse acuta e subacuta sono le infezioni a carico del tratto respiratorio superiore, come riniti, sinusiti, malattie da raffreddamento, influenza ecc. Talvolta sono implicate le riacutizzazioni infettive di patologie respiratorie pre-esistenti e la pertosse. Fra le cause di tosse acuta di natura non infettiva ricordiamo la rinite allergica e l’inalazione di sostanze irritanti. Cause meno comuni e che richiedono indagini più accurate per arrivare alla diagnosi sono lo scompenso cardiaco e i fenomeni causati dall’aspirazione di corpi estranei o alimenti, frequente nei bambini e nei pazienti anziani o defedati.

La tosse, soprattutto se cronica, è spesso causa di preoccupazione per i pazienti che ne sono affetti; queste le cause principali che spingono i pazienti a rivolgersi al proprio medico:

Motivo frequenza
Percezione di qualcosa che non va 98
Esaurimento 57
Preoccupazione 55
Insonnia 45
Modificazioni secondarie delle abitudini di vita* 45
Dolore muscolo-scheletrico 44
Abbassamento della voce 43
Eccessiva sudorazione 42
Incontinenza urinaria 39
Vertigini 38
Paura di gravi malattie (cancro) 33
Mal di testa 32
Paura di gravi malattie (AIDS o TBC) 28
Conati di vomito 21
Vomito 18
Nausea 16
Anoressia 15
Crisi sincopali 5

*Le modificazioni delle abitudini di vita includono l’impossibilità di parlare a lungo o cantare, frequentare luoghi di culto, teatri, tendenza a evitare contatti sociali per paura di incontinenza urinaria o fecale.

Possibili complicazioni

La tosse, soprattutto se di forte intensità, determina ripetuti aumenti delle pressioni intra-toraciche ed intra-addominali e può pertanto provocare complicazioni a carico di vari distretti organici.
Le principali complicazioni provocate dalla tosse di forte intensità sono:

Cardiovascolari

  • Ipotensione
  • Perdita di coscienza
  • Rottura di vene congiuntivali, nasali, anali
  • Aritmie

Neurologiche

  • Sincope
  • Mal di testa
  • Embolia gassosa cerebrale
  • Compressione cerebrale acuta
  • Ictus da rottura dei vasi cerebrali
  • Convulsioni

Gastro-intestinali

  • Episodi di reflusso gastro-esofageo
  • Rottura splenica
  • Ernia inguinale
  • Genito-urinarie
  • Incontinenza
  • Estrusione della vescica in uretra

Muscolo-scheletriche

  • Lesione dei muscoli della parete addominale
  • Fratture costali
  • Aumento asintomatico della creatin-fosfochinasi

Respiratorie

  • Enfisema interstiziale
  • Pneumomediastino
  • Trauma laringeo
  • Trauma (rottura) dei bronchi

Miscellanea

  • Porpora e petecchie
  • Peggioramento della qualità di vita
  • Rottura di suture chirurgiche

Il gesto di una donna...

                  ...il sogno di una mamma

Sai che puoi donare alcuni dei tuoi ovuli?
La Legge 40/2004 offre la possibilità di fare un gesto di solidarietà e donare alcuni ovuli per aiutare una donna a diventare mamma; è anche un'opportunità per fare accertamenti gratuiti sul tuo stato di salute.

Quali sono i requisiti della donatrice?
Avere un'età compresa tra 21 e 35 anni ed essere in buona salute; per accertare l'idoneità è necessario:

  • colloquio con il medico della SOD Procreazione medicalmente assistita che farà delle domande sulla storia clinica e familiare
  • consulenza psicologica
  • consulenza genetica
  • altri accertamenti tra cui: visita ginecologica, esami diagnostici (ecografia transvaginale e mammaria, esami sierologici, batteriologici e genetici)

Tutti gli accertamenti sulla potenziale donatrice sono gratuiti e viene consegnata copia del referto.
A conclusione delle indagini verrà data, o meno, l'idoneità a procedere alla donazione.

La donazione è anonima?
Certamente, è garantito l'anonimato. Non sarà possibile per la donatrice risalire alla coppia ricevente e viceversa.
I dati sanitari della donatrice saranno resi noti in casi straordinari, dietro specifica richiesta e con procedure istituzionalizzate, esclusivamente in caso di problemi medici della prole; ma non potranno essere resi noti alla coppia ricevente.
La donatrice non ha diritto di conoscere l'identità del soggetto nato per mezzo di queste tecniche e il nato non potrà conoscere l'identità della donatrice.

La donatrice ha diritto a un compenso?
L’art. 12 comma 6 della Legge 40/2004 vieta la commercializzazione dei gameti. La donazione di gameti è gratuita, la donatrice non può essere in alcun modo remunerata, né potrà esistere una retribuzione economica, né potrà essere chiesto alla coppia ricevente alcun contributo per i gameti ricevuti.
In analogia con altre donazioni, alla donatrice viene rilasciato l'attestato per giustificare l'assenza dal lavoro e ottenere un giorno di riposo.

Come fare per donare gli ovociti?
Contatta il numero telefonico 055 794 9949 il venerdì dalle ore 11:30 alle 13:30 oppure invia una mail a This email address is being protected from spambots. You need JavaScript enabled to view it.

Cos'è la PMA?
Per Procreazione Medicalmente Assistita (PMA) si intende l’insieme di tutti quei trattamenti per aiutare il concepimento in tutte le coppie, laddove questo non possa riuscire spontaneamente. Queste tecniche intervengono nel migliorare la fertilità di soggetti nei quali i gameti, sia femminili (ovociti) che maschili (spermatozoi), vengono trattati al fine di determinare il concepimento.

Che differenza c'è tra omologa e eterologa?
Nell'omologa i gameti (ovociti e spermatozoi) sono della coppia. Nell'eterologa per uno dei due, o anche per entrambi, si usa un donatore (o una donatrice).

Chi può effettuare la PMA eterologa?
La metodica di PMA eterologa è eseguibile unicamente qualora sia accertata e certificata una patologia che sia causa irreversibile di sterilità o infertilità in almeno uno dei partner. Possono far ricorso alla PMA di tipo eterologo coniugi o conviventi di sesso diverso, maggiorenni, in età potenzialmente fertile, entrambi viventi (art 5, legge 40 /2004). La donazione dei gameti è quindi consentita quando sussiste una condizione di sterilità severa, determinata da malattie o altre situazioni relative alla salute, certificate da un medico.

Quali sono i limiti di età per la coppia che vuole sottoporsi alla PMA eterologa?
Può ricorrere alla tecnica la donna “in età potenzialmente fertile” e comunque in buona salute per affrontare una gravidanza. Su suggerimento delle Società Scientifiche, si sconsiglia comunque la pratica eterologa su donne di età superiore ai 50 anni per l’alta incidenza di complicanze ostetriche.

Dove posso rivolgermi per accedere alla PMA eterologa a Careggi?
È possibile chiamare il numero dedicato 055 794 6776 attivo dal lunedì al venerdì dalle ore 08:00 alle ore 14:00 per fissare un appuntamento, oppure inviare una mail a This email address is being protected from spambots. You need JavaScript enabled to view it.

La fertilità dell’uomo con lesione midollare
Le lesioni midollari rappresentano tra le più complesse e invalidanti patologie: la perdita dell'integrità fisica, della funzione motoria degli arti inferiori o dei quattro arti e delle normali funzioni fisiologiche, hanno conseguenze sul piano fisico, psicologico e sociale con un impatto notevole sulla vita del paziente e su quella dei suoi familiari. La sessualità della coppia in cui l’uomo presenta una lesione midollare è perlopiù soddisfacente; ma in circa il 90% dei casi la lesione midollare comporta disordini nel meccanismo della eiaculazione e/o alterazioni nella composizione del liquido seminale che incidono negativamente sulla fertilità.
In caso di mancato recupero da parte del paziente dell’eiaculazione anterograda spontanea, si eseguono in prima istanza le 2 metodiche definite "conservative" che consentono nel 90-95% dei casi di recuperare il liquido seminale.
  1. La prima procedura conservativa da utilizzare sempre in tutti i pazienti con lesione midollare è il Vibromassaggio (PVS). La stimolazione vibratoria per alcuni minuti sulla superficie ventrale del pene e dell’area penoscrotale amplifica il riflesso eiaculatorio con possibile induzione dell’eiaculazione anterograda. Tale procedura viene eseguita sempre in regime ambulatoriale.
  2. In caso di ripetuti fallimenti con il Vibromassaggio si impiega l’Elettroeiaculatore con sonda rettale (EEJ). La metodica prevede l’inserimento di una sonda munita di elettrodi nell’area prostatica e delle vescicole seminali, collegata ad un generatore d’impulsi con un voltaggio che può essere aumentato fino all’ottenimento dell’eiaculato anterogrado. La metodica non induce sempre l’eiaculazione anterograda, e comunque, si raccoglie sempre anche l’eiaculato retrogrado mediante cateterizzazione vescicale.
Presso il Centro Procreazione Medicalmente Assistita (PMA) dell'AOUC il campione di liquido seminale ottenuto con PVS o con EEJ viene sottoposto a lavaggio e, eventualmente, a trattamento di capacitazione. Le problematiche relative a questo tipo di campioni sono legate all’elevata concentrazione di spermatozoi a fronte di una bassa percentuale dei parametri di motilità e vitalità, per cui talvolta l’inseminazione risulta di difficile esecuzione.
Inoltre, se è necessario recuperare gli spermatozoi dalle urine, la procedura prevede anche il trattamento del paziente con bicarbonato nei giorni precedenti all’EEJ per l’alcalinizzazione delle urine e numerosi lavaggi in laboratorio delle stesse per l’ottimizzazione del campione.
In caso di mancato recupero di spermatozoi con le 2 metodiche conservative presso il Centro PMA dell'AOUC si impiegano opzioni chirurgiche di prelievo del seme dal testicolo, in particolare la TESE (Testicular Sperm Extraction).
Il seme prelevato con tutte le procedure riportate può essere crioconservato ed utilizzato per effettuare future procedure di inseminazione assistita.
 
Da oltre 15 anni la SODc PMA collabora attivamente con la SOD Neurourologia per facilitare una gravidanza nella coppia in cui l’uomo presenta una lesione midollare.
Il programma di PMA:
  • Visita congiunta del neuroandrologo e del ginecologo presso la SOD Neurourologia
  • Successivo affidamento della coppia alla SODc PMA, dove sarà completato l’iter diagnostico ed effettuata la tecnica di PMA
  • Il recupero del liquido seminale sarà comunque eseguito presso la SOD Neurourologia con una delle seguenti tecniche:
  • Vibromassaggio: è una semplice procedura ambulatoriale che consiste in una breve stimolazione vibratoria del pene per ottenere l’eiaculazione
  • Elettroeiaculatore con sonda rettale: è la procedura indicata nel caso in cui il vibromassaggio non abbia avuto buon esito; per effettuarla è necessario il ricovero in Day Hospital e la sedazione del paziente per ottenere del liquido seminale.
Il prelievo chirurgico di spermatozoi direttamente dal testicolo (TEsticular Sperm Extraction - TESE) è una procedura indicata nel caso in cui nessuna delle due tecniche sopra descritte abbia avuto successo e viene eseguita presso la sala operatoria della SOD PMA.
 
Accesso alla PMA per coppie con uomo medulloleso
Telefonare al numero 055 794 8327 dal lunedì al venerdì ore 10:00-13:00
Tutte le procedure sono a carico del Sistema Sanitario Regionale, salvo la corresponsione del ticket, se dovuto.
La SOD PMA (Delibera N 777 del 17-07-2017 Costituzione della rete clinica " Rete Regionale per la Prevenzione e cura dell'infertilità") eroga:
  • prestazioni di PMA
  • prestazioni di preservazione della fertilità
  • biobanca unica regionale per la gestione, conservazione e distribuzione dei gameti compresa l'acquisizione centralizzata dei gameti
  • HUB rete PMA Area Vasta Centro. 
Preservazione della Fertilità
Le strategie terapeutiche adottate negli ultimi anni in Oncologia hanno permesso la guarigione definitiva di un numero sempre maggiore di donne giovani affette da patologia tumorale. Di conseguenza, si è iniziato a pensare alla qualità della vita di queste donne, ponendo particolare attenzione alla loro possibilità, a guarigione ottenuta, di avere un figlio.
Molte neoplasie o malattie sistemiche possono compromettere la fertilità, perché colpiscono direttamente l’apparato riproduttivo o perché per curarle è necessario ricorrere a terapie antineoplastiche o radianti che potrebbero danneggiare gli organi pelvici e quindi portare infertilità. Le linee guida sottolineano che la discussione di questi argomenti dovrebbe essere parte integrante della valutazione specialistica e la donna dovrebbe essere indirizzata tempestivamente in un centro di riferimento per poter eseguire un colloquio informativo con un medico specialista della fertilità che le illustri le possibili alternative per preservare la possibilità di diventare madre in futuro.
Esistono diverse modalità di preservazione della fertilità che vengono prospettate alle donne nel nostro Centro:
  • crioconservazione degli ovociti
  • crioconservazione del tessuto ovarico (ancora sperimentale)
  • somministrazione di analoghi LH-RH
  • terapia chirurgica conservativa
  • trasposizione ovarica prima della radioterapia
L'entità del danno delle terapie antitumorali all’apparato riproduttivo femminile è variabile e dipende dall'età della paziente, dal tipo di trattamento, dalla dose cumulativa somministrata e dalla dimensione iniziale della riserva follicolare ovarica.
Attualmente le tecniche ritenute gold-standard sono la crioconservazione degli ovociti seguita dalla somministrazione di analoghi del LH-RH durante la terapia gonadotossica.
Per effettuare questo tipo di trattamento è necessario stimolare la crescita multipla dei follicoli ovarici mediante dei farmaci che verranno somministrati per circa 12 giorni a cui seguirà il prelievo degli ovociti contenuti nei follicoli. La risposta ovarica viene attentamente monitorata con ripetute valutazioni ecografiche e ormonali, che permettono una modulazione della terapia, e un prelievo ovocitario, che avviene attraverso una procedura di chirurgia ambulatoriale in sedoanalgesia per via transvaginale ecoguidata.
 
La durata dell’intera procedura (inizio della stimolazione/prelievo degli ovociti) varia a seconda della fase del ciclo in cui la donna si trova al momento dell’inizio della stimolazione; non è superiore ai 14 giorni. Gli ovociti prelevati vengono congelati in azoto liquido e crioconservati (per 3 anni; e poi per successivi periodi di 3 anni) presso la SODc PMA, fino al momento del loro eventuale utilizzo. È attualmente in uso un protocollo di emergenza che permette di iniziare il trattamento farmacologico in qualsiasi momento del ciclo.
Attualmente è possibile eseguire questo tipo di percorso anche in donne che sono affette da patologia oncologica mammaria mediante l’utilizzo di alcuni farmaci che ridurranno i rischi collegati all’aumento, seppur temporaneo, degli estrogeni.
È possibile poi in caso di chemioterapia l’utilizzo di LH-RH analoghi in concomitanza di tali farmaci per ridurre la tossicità ovarica della chemioterapia che colpisce maggiormente i tessuti con rapido turnover cellulare. Lo stato indotto di inibizione dell’attività ovarica durante la terapia antiblastica potrebbe proteggere le ovaie stesse dall’effetto della chemioterapia.
È importante menzionare la possibilità del ricorso alla crioconservazione del tessuto ovarico eseguita presso il nostro Centro. Tale tecnica è stata validata attraverso una stretta collaborazione con il Centro di ricerca presso l’University Hospital of Copenhagen diretto dal Prof. Claus Yding Andersen. È una tecnica che ha il vantaggio di non richiedere una stimolazione ormonale e che offre importanti prospettive per preservare sia la funzione riproduttiva sia l’attività steroidogenetica. Può essere effettuata in qualsiasi momento del ciclo mestruale, permettendo quindi di evitare il ritardo nell’inizio del trattamento chemioterapico, ma necessita di un intervento chirurgico laparoscopico per il prelievo di frammenti di corticale ovarica. È particolarmente indicata nei casi di adolescenti in età prepubere e in quei rari casi in cui non abbiamo la possibilità di effettuare terapie farmacologiche.
Attualmente la Regione Toscana, da sempre pioniera in questo campo, offre la possibilità di accedere gratuitamente fino al compimento del 40° anno di età a percorsi di preservazione della fertilità secondo le delibere n. 395 del 25 marzo 2019 (e allegato A), n. 1197/2019 del 01/10/2019, n. 33 del 4 agosto 2015, a:
  • donne affette da neoplasie maligne
  • patologie con previsione di chemio/radioterapia o immunosoppressori
  • donne affette da endometriosi severa
  • donne con bassa riserva ovarica (AMH <0.5-1.1 ng/mL, AFC≤ 4)
Nel nostro Centro è disponibile un percorso dedicato in cui la donna verrà accolta senza tempi d’attesa per permettere un intervento tempestivo che non prolunghi eventuali iter terapeutici diagnostici già intrapresi dalla paziente; verrà effettuato un colloquio informativo con uno specialista della fertilità con consulenza oncologica specialistica, grazie anche alla stretta collaborazione con il GOM (Gruppo Oncologico Multidisciplinare) dell’AOU-Careggi e la Rete Territoriale oncologica.
È inoltre attivo il percorso di preservazione/donazione per le donne che desiderano preservare i propri ovociti e nel contempo donare parte degli ovociti secondo delibera N 395 del 25 marzo 2019 (e allegato A). In casi selezionati è possibile una consulenza di preservazione della fertilità (social freezing).
È possibile chiamare il numero dedicato 055 794 6776 attivo dal lunedì al venerdì dalle ore 08:00 alle ore 14:00 per fissare un appuntamento, o alla mail This email address is being protected from spambots. You need JavaScript enabled to view it. 
La trasmissione del virus dell’HIV per via sessuale
Il rischio di trasmissione HIV attraverso rapporti eterosessuali è relativamente basso, ma la percentuale di trasmissione da uomo a donna è significativamente più alta (1/1000) di quella da donna a uomo (<1/1000); quindi se l’uomo è positivo all’HIV è possibile la trasmissione alla partner di sesso femminile e, di conseguenza, al feto.
La maggioranza dei soggetti affetti da HIV sono in età riproduttiva. Ad oggi, nei Paesi sviluppati, la percezione dell’infezione da HIV è notevolmente cambiata: si parla infatti di una malattia cronica con lunga e indefinita aspettativa di vita. Da qui il desiderio di molte coppie di avere un figlio, ma come evitare il contagio? Un aiuto prezioso arriva dalla ricerca clinica, ed è costituito da un particolare tipo di trattamento del liquido seminale detto sperm washing.

Cos’è lo sperm washing?
È una metodica di laboratorio che consiste nella centrifugazione del liquido seminale per separare gli spermatozoi da globuli bianchi e plasma seminale, permettendo di rimuovere il virus HIV dal volume finale detto capacitato. Sul capacitato viene eseguita la determinazione dell’HIV-RNA e il campione è utilizzato solo nel caso in cui il virus non sia rilevato.
Un’aliquota del campione "lavato" viene inviata al Laboratorio di Virologia (dell’AOU-Careggi) ed esaminata con la tecnica PCR (Polimerase Chain Reaction, tecnica di amplificazione genica) per accertarsi che non vi siano particelle residue del virus.
La restante parte viene crioconservata in dispositivi ad alta sicurezza (CBS) e stoccata in un tank dedicato. In caso di negatività del referto microbiologico si procede con il percorso di Procreazione Medicalmente Assistita (PMA).
In caso di positività, o mancata amplificazione, il campione viene eliminato e il paziente dovrà ripetere la procedura.
La suddetta procedura ha lo scopo di ridurre il più possibile la carica virale nel liquido seminale al fine di garantire la sicurezza della partner non infetta, dell’eventuale nascituro e degli operatori sanitari, minimizzando le raccolte e la manipolazione dei campioni infetti. Infatti, con un solo ingresso del paziente il campione viene manipolato, processato, crioconservato ed utilizzato per un successivo ciclo o per più cicli.
 
Il programma di PMA:
  • Colloquio con il ginecologo della SODc PMA e con l’infettivologo della SOD Malattie Infettive e Tropicali, adesione al programma e firma del consenso informato
  • Raccolta del liquido seminale presso il Laboratorio della SODc PMA
  • Su questo campione viene eseguito uno spermiogramma completo (per scopi di diagnostica andrologica) e lo sperm washing
  • Il capacitato ottenuto viene inviato al Laboratorio di Sierologia per il dosaggio del virus HIV
  • Se il capacitato presenta livelli di carica virale HIV-1 inferiori a quelli soglia del metodo, il campione viene crioconservato e la coppia potrà essere indirizzata verso la tecnologia riproduttiva adeguata.
Recupero dei gameti maschili e femminili:
  • Scongelamento gameti crioconservati del partner maschile HIV positivo
  • Prelievo ovocitario del partner femminile.
In caso di PMA completata, al fine di verificare l’eventuale sieroconversione, la donna deve fare il test sierologico per la ricerca di anticorpi anti-HIV dopo 1, 3 e 6 mesi.
Il prelievo di sangue e il dosaggio anticorpale devono essere eseguiti presso una struttura pubblica e la risposta sarà valutata presso il Cento Regionale di Riferimento delle Malattie Infettive in gravidanza.
Tutte le procedure sono a carico del Sistema Sanitario Regionale, salvo la corresponsione del ticket qualora dovuto.
Come si trasmette il virus dell’epatite C
Il virus dell’epatite C (HCV) si trasmette essenzialmente per via parenterale; la trasmissione del virus da uomo a donna per via sessuale è un evento raro, sebbene nel liquido seminale dei pazienti cronicamente infettati da HCV siano state dimostrate quantità misurabili di HCV-RNA.
La trasmissione dell’epatite C da uomo a donna mediante tecniche di Procreazione Medicalmente Assistita (PMA) (inseminazione intrauterina; fertilizzazione assistita) è possibile, ma improbabile. Al fine di rendere ulteriormente più sicura la PMA si ritiene prudente effettuare sul liquido seminale lo sperm washing (vedi Coppie sierodiscordanti per HIV con uomo infetto e donna suscettibile).
 
Il programma di PMA:
  • Colloquio con il ginecologo della SODc PMA e adesione al programma, firma del consenso informato
  • Raccolta del liquido seminale presso il Laboratorio della SODc PMA.
  • Su questo campione viene eseguito lo sperm washing ed il capacitato ottenuto viene diviso in due frazioni
  • Una di queste frazioni viene conservata in un incubatore riservato presso il Laboratorio del Centro, l’altra è inviata al Laboratorio di Sierologia dell’AOU-Careggi per il dosaggio della carica virale HCV
  • Se il campione presenta valori di HCV inferiori alla soglia di sensibilità del metodo, la parte residua può essere crioconservata
  • Se il campione è positivo per HCV, la procedura PMA viene interrotta.

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